Calabria
al terzo posto in Europa per disoccupazione giovanile, secondo i dati di “Eurostat”
che la collocano immediatamente dopo due possedimenti spagnoli in Africa. Un
dato di fatto drammatico su cui, partendo da questo giorno così simbolicamente
importante per i lavoratori, occorrerebbe riflettere. Per ripartire da esso su
basi nuove, evitando di includere nella meditazione due elementi: le parole
fini a se stesse e l’assistenzialismo, che tanti danni ha prodotto in questa
terra dalle mille possibilità. Il mondo del lavoro oggi, così come chi si
approccia ad esso, è cambiato. Richiede coraggio, inventiva, mettersi in gioco,
investire su se stessi e su progetti innovativi e vincenti. Progetti innovativi
e vincenti che, però, vanno sostenuti dalle istituzioni ad ogni livello e con
tutte le forze, facendo leva sugli strumenti economici che le legislazioni
italiana ed europea mettono a disposizione di quanti intendono diventare
imprenditori di se stessi, investendo sulla propria idea e sulle proprie attitudini
e facoltà. Una sfida che, partendo dai comuni, che devono essere messi nelle
condizioni di poter dare le prime risposte, e passando per la regione, il
governo nazionale e le istituzioni comunitarie, attraverso politiche e scelte
mirate ed efficaci, andrebbe immediatamente lanciata, per affrontare e
risolvere la madre di tutte le calabre emergenze, cioè l’assenza di lavoro che ancora
oggi, come quaranta, cinquanta, cento anni fa porta via da queste lande braccia
infaticabili e menti fini. La sfida che la Calabria dovrebbe immediatamente
accettare è questa: puntare sulle idee dei giovani e sostenerle, da quando
vengono partorite a quando diventano operative, per mirare ad essere ai primi
posti non delle classifiche della mancanza di lavoro ma di quelle dell’occupazione
intelligente e creativa. Nella speranza che l’anno prossimo sia questo il dato di
cui poter parlare con fierezza, buon primo maggio a tutti.
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