La
recente desecretazione delle note dei servizi segreti italiani riguardanti il
traffico illecito di rifiuti tossici e radioattivi sotterrati, a partire dagli
anni ’90, in vari punti della Calabria, ed in modo particolare nelle Serre
Vibonesi, rende reali le varie “leggende metropolitane” circolate in questi
decenni in diversi centri della nostra provincia, palesando, se ve ne fosse
bisogno, le cause dei disparati casi di tumore in paesi apparentemente salubri
e facendo accapponare la pelle circa le conseguenze future determinate dal
perdurare di questo stato di cose, se non si provvede immediatamente ad una
corretta ed adeguata bonifica dei luoghi. In veste di responsabile all’ambiente del Pd vibonese, ed ancor prima di sindaco di un paese potenzialmente a rischio, nutro atroci timori
sulla vicenda ed invito le autorità competenti a far luce su un caso su cui, stranamente, in
pochi sembra si stiano esprimendo, in una regione che, perennemente afflitta da
“emergenze” che durano secoli, si trova a vedere palesata questa nuova ed
inquietante verità su cui non si può e non si deve tergiversare oltre. Alla
diffusione della notizia avrebbe dovuto rivoltarsi mezza Calabria, ed invece
tutto, o quasi, tace e nessuno pare muoversi. Per molti anni la nostra regione è stata la pattumiera dell’Italia centro settentrionale e dell’Europa
e lo stato, che sapeva, ha sempre negato un'evidenza di cui, a livello locale,
erano gli svariati casi di tumore a parlare. Adesso che, però, anche i
cittadini sanno, e temono seriamente per la loro salute, è ora che finalmente si
tiri fuori la testa da sotto la sabbia e si agisca per eliminare ulteriori
rischi per la salute umana, minata da uomini senza scrupoli e freni morali che
chissà cosa hanno nascosto sotto i nostri piedi venti anni fa. In questa prospettiva sento l'obbligo d'incalzare le autorità
ad andare oltre i servizi segreti ed indagare anche su altri centri in aggiunta
a quelli indicati nelle carte del Sisdi e del Sismi, poiché non è normale l’alta
incidenza di neoplasie e malattie
oncologiche in aree in cui, per le loro caratteristiche ambientali, si dovrebbe
scoppiare di salute. Ed in questo frangente ripugnante è da considerarsi il comportamento della regione
Calabria che, se si esclude un accenno di avvio di discussione sull’argomento intrapreso
dalla giunta Loiero nel 2010, non ha mai istituito uno strumento indispensabile
come può essere un’anagrafe dei tumori, che permetta di tenere sotto controllo
la malattia, rendendo note le incidenze nelle varie zone, le tipologie patologiche,
l’età, il sesso e quant’altro di utile per ottenere un quadro chiaro, capirne
le cause ed eseguire un intervento fondato su dati di fatto. L’auspicio, pertanto,
è che la regione acceleri l’iter che deve portare alla costituzione di un
registro tumori che può rappresentare un ottimo punto di partenza per una seria
ed adeguata azione. A questo devono essere sensibili tutti i sindaci e gli
amministratori che, in base ai morti nei loro comuni, nutrono anche il benché minimo
dubbio che qualcosa di strano ci sia nei loro territori. E questo in quanto ciò
che si verifica da queste parti è qualcosa di simile, se non peggiore, a quanto
avvenuto nella terra dei fuochi, per cui il tempo dell’inerzia è finito ed è
giunta l’ora di agire.
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