"Non buttare via il tuo tempo o il tempo butterà via te."



giovedì 26 giugno 2014

Occorre un progetto serio sulla depurazione



Con l’arrivo della bella stagione si ripresenta in tutta la sua prepotenza uno di quei soliti annosi problemi che nel personalissimo dizionario della lingua Calabrese si suole chiamare emergenze: emergenza sanità; emergenza rifiuti; emergenza acqua potabile; emergenza depurazione. In una regione dove si vive prevalentemente di turismo e si aspettano i tre/quattro mesi estivi per risollevare il grafico di un’economia altrimenti sotto zero, nella mia duplice veste di sindaco di Gerocarne e componente della segreteria vibonese del partito democratico, con delega all’ambiente, non posso esimermi dal sottoporre all’attenzione di chi di competenza la questione della perenne inadeguatezza (leggasi assenza per molti centri) della depurazione, settore che, secondo alcuni dati diffusi lo scorso anno da Legambiente, vede la nostra regione al penultimo posto, dopo la Sicilia, con riferimento alla percentuale - 49,9% - di abitanti serviti da adeguato sistema di purificazione delle acque reflue. Ed in Calabria, per non smentirsi mai, la maglia nera va alla provincia di Vibo, dove la percentuale scende al 40,9%, con la persistenza delle maggiori criticità nei centri dell’entroterra. Tra questi vanno annoverati in primis quelli della valle del Mesima, dove non esiste la benché minima presenza di impianti di depurazione e, dove questi vi sono, anche di recente realizzazione, non sono in funzione, con tutte le intuibili conseguenze in termini di qualità delle acque marine, dell’afflusso turistico e, in definitiva, della salute dei cittadini, costretti, loro malgrado, a convivere con le emergenze in salsa calabra, sintomo di costante inadeguatezza nella gestione della cosa pubblica. Esisteva, invero, per l’area in questione, un progetto da complessivi 11 milioni di euro per la realizzazione di un impianto consortile, presentato dal consorzio “Mesima 2”, comprendente 10 comuni ubicati sulla sponda sinistra dell’omonimo fiume (Acquaro, Arena, Dasà, Dinami, Gerocarne, Pizzoni, Sorianello, Soriano, Vallelonga e Vazzano). Ma l’iter sembra essersi arenato in quanto, per mancanza di fondi, la regione non ha finanziato il piano. Il tutto mentre centinaia di migliaia di euro, che potrebbero essere indirizzati allo scopo, vengono sistematicamente rispediti al mittente dell’Ue. Una criticità non più tollerabile in quanto è inimmaginabile che in una terra che ha nel turismo una delle principali fonti di reddito le fogne continuino a scaricare nei fiumi e questi a confluire in mare ed è, pertanto, necessario che ci si adoperi al più presto per ridare slancio ad un turismo regionale che, rispetto alle sue reali potenzialità, langue e riconsegnare credibilità  ad una regione che non può continuare a vivere nell’”emergenza”. Perché di emergenza non si vive,  si muore.

domenica 8 giugno 2014

Il nuovo aumento regionale della tariffa di conferimento rifiuti in discarica è una pazzia



Con una gestione del sistema di raccolta rifiuti che definire disastrosa equivale a un complimento uno tra gli ultimi provvedimenti adottati dalla regione Calabria è a dir poco vergognoso e, come sempre, inciderà pesantemente sulle tasche dei già tartassati cittadini. Non esistono mezzi termini per definire la rimodulazione del tariffario per il conferimento dei rifiuti urbani in discarica che, approvata in maniera illegittima, con decreto dirigenziale 5823 del dipartimento politiche ambientali del 14 maggio scorso, prevede un aumento ciclopico delle tariffe per i comuni, con rincari che vanno dal 100 al 300%. Pazzi e scriteriati. Non trovo altri epiteti nel definire questi pseudo gestori della cosa pubblica i quali, agendo in questo modo, gravano ulteriormente i comuni di un fardello aggiuntivo che, inevitabilmente, ricadrà su capo e collo dei cittadini, già sovraccarichi di tasse e gabelle di ogni genere ed al limite della sopportazione tributaria. Aumentare da 91 a 176 euro/tonnellata la tariffa per l’indifferenziata e da 34/47 a 105 euro quella per il conferimento della frazione umida equivale ad una assurdità che dimostra ancora una volta come certa gente, quasi vivesse su Marte, sia distaccata dalla realtà e non conosca quelle che sono le attuali condizioni dei comuni e dei contribuenti. Senza contare che siamo amministrati da individui che non hanno nozione nemmeno delle regole in base alle quali agire per produrre modifiche. Infatti, oltre ad essere estremamente iniquo, il rincaro è anche illegittimo, poiché la legge regionale 18 dell’aprile 2013 (articolo1 comma 3) prevede espressamente che le modifiche tariffarie in materia di rifiuti spettino alla giunta regionale e non possono, dunque, essere approvate attraverso altre vie. Oltreché marziani, quindi, i nostri amministratori regionali sono anche incompetenti. Salvo poi, magari, correggersi e far passare l’atto dall’esecutivo che, essendo in fase di congedo, per via delle note vicende che hanno interessato il suo presidente, esalerà in tale spregevole maniera l’ultimo suo respiro, continuando ad asfissiare le tasche dei calabresi. Si tratta, e credo di esprimere il pensiero dei miei colleghi sindaci, di un ulteriore incomprensibile gesto di una politica che, più che pensare agli amministrati fornendo loro servizi degni di questo nome, li tartassa e succhia loro sino all’ultima goccia di sangue. Senza contare che se la gestione continuerà ad essere com’è stata sin’ora, e non ci sono motivi per pensare il contrario, con i cumuli di mondezza che, un mese si e l’altro pure,  si trovano ad invadere le nostre città, il rincaro ha un ulteriore non senso, come, d’altronde, la miriade di calamità perduranti che da queste parti continuano ad essere chiamate emergenze, parola esistente (per certe cose non tali) solo nel nuovo vocabolario della lingua burocrate calabrese. La mia  credo non sia l’unica voce in tal senso e non si escludono, nell’immediato futuro, azioni collettive eclatanti da parte dei primi cittadini coscienziosi di altri comuni di questa amara terra per contrastare il nuovo, ulteriore, salasso ai danni di contribuenti stracarichi ed impedire che venga posto in atto nel silenzio complice degli amministratori locali.

mercoledì 4 giugno 2014

Rifiuti tossici e radioattivi nelle Serre, si agisca in fretta per fare chiarezza e tutelare i luoghi ed i residenti



La recente desecretazione delle note dei servizi segreti italiani riguardanti il traffico illecito di rifiuti tossici e radioattivi sotterrati, a partire dagli anni ’90, in vari punti della Calabria, ed in modo particolare nelle Serre Vibonesi, rende reali le varie “leggende metropolitane” circolate in questi decenni in diversi centri della nostra provincia, palesando, se ve ne fosse bisogno, le cause dei disparati casi di tumore in paesi apparentemente salubri e facendo accapponare la pelle circa le conseguenze future determinate dal perdurare di questo stato di cose, se non si provvede immediatamente ad una corretta ed adeguata bonifica dei luoghi. In veste di responsabile all’ambiente del Pd vibonese, ed ancor prima di sindaco di un paese potenzialmente a rischio, nutro atroci timori sulla vicenda ed invito le autorità competenti a far luce su un caso su cui, stranamente, in pochi sembra si stiano esprimendo, in una regione che, perennemente afflitta da “emergenze” che durano secoli, si trova a vedere palesata questa nuova ed inquietante verità su cui non si può e non si deve tergiversare oltre. Alla diffusione della notizia avrebbe dovuto rivoltarsi mezza Calabria, ed invece tutto, o quasi, tace e nessuno pare muoversi. Per molti anni la nostra regione è stata la pattumiera dell’Italia centro settentrionale e dell’Europa e lo stato, che sapeva, ha sempre negato un'evidenza di cui, a livello locale, erano gli svariati casi di tumore a parlare. Adesso che, però, anche i cittadini sanno, e temono seriamente per la loro salute, è ora che finalmente si tiri fuori la testa da sotto la sabbia e si agisca per eliminare ulteriori rischi per la salute umana, minata da uomini senza scrupoli e freni morali che chissà cosa hanno nascosto sotto i nostri piedi venti anni fa.  In questa prospettiva sento l'obbligo d'incalzare le autorità ad andare oltre i servizi segreti ed indagare anche su altri centri in aggiunta a quelli indicati nelle carte del Sisdi e del Sismi, poiché non è normale l’alta incidenza di neoplasie  e malattie oncologiche in aree in cui, per le loro caratteristiche ambientali, si dovrebbe scoppiare di salute. Ed in questo frangente ripugnante è  da considerarsi il comportamento della regione Calabria che, se si esclude un accenno di avvio di discussione sull’argomento intrapreso dalla giunta Loiero nel 2010, non ha mai istituito uno strumento indispensabile come può essere un’anagrafe dei tumori, che permetta di tenere sotto controllo la malattia, rendendo note le incidenze nelle varie zone, le tipologie patologiche, l’età, il sesso e quant’altro di utile per ottenere un quadro chiaro, capirne le cause ed eseguire un intervento fondato su dati di fatto. L’auspicio, pertanto, è che la regione acceleri l’iter che deve portare alla costituzione di un registro tumori che può rappresentare un ottimo punto di partenza per una seria ed adeguata azione. A questo devono essere sensibili tutti i sindaci e gli amministratori che, in base ai morti nei loro comuni, nutrono anche il benché minimo dubbio che qualcosa di strano ci sia nei loro territori. E questo in quanto ciò che si verifica da queste parti è qualcosa di simile, se non peggiore, a quanto avvenuto nella terra dei fuochi, per cui il tempo dell’inerzia è finito ed è giunta l’ora di agire.