"Non buttare via il tuo tempo o il tempo butterà via te."



lunedì 8 maggio 2017

Emmanuel Macron, un leader giovane dalla parte dei cittadini e dell’Europa. Si ascolti anche in Italia ed altrove il messaggio che deriva dalla sua vittoria

In chiave diversa rispetto all’avanzata del populismo l’importantissima vittoria di Emmanuel Macron in Francia è ugualmente espressione e figlia di due temi che dal populismo derivano: la politica tradizionale, così come ancora punta a perpetrarsi, non va più bene; l’Europa, così come ancora punta a perpetrarsi, non va più bene. Se uguale è la matrice agli antipodi, tuttavia, sono i metodi con cui occorre approcciarsi ai problemi. Nel primo caso occorre stare vicini alla gente ed ascoltarla, che è diverso dall’estremizzare l’esasperazione. Nel secondo caso occorre cambiare l’Europa, che è diverso dal distruggerla tout court. Emmanuel Macron, giovane leader europeo, ha incarnato queste due chiavi di lettura, postulati che stanno alla base della sua vittoria. Quello che oggi viene definito “populismo”, in definitiva, non è altro che la risposta ad un grido che promana dai cittadini sui reali bisogni che questi avvertono e nei confronti dei quali la politica tradizionale sembra continuare a rimanere sorda, non riuscendo ad ascoltare i problemi che la società rimarca e dando spazio a nuove formazioni politiche ed a leader che per risolverli ricorrono spesso alla fantapolitica ed alla promessa di improbabili miracoli. Se è vero che di Macron conosciamo politicamente poco, sappiamo indubbiamente che ha affrontato la campagna per l’ascesa all’Eliseo parlando in  modo chiaro, chiamando i problemi con il loro nome, sostenendo l’Europa unita da europeista convinto, e convinto del fatto che l’Europa per continuare ad esistere vada modificata. Con lui oggi in Francia, attraverso un messaggio che viene lanciato al mondo intero, vince sicuramente la voglia di parlare chiaro alla gente, stare vicino a dalla parte dei cittadini, ascoltarli ed accettare la sfida di risolvere insieme ad essi i loro problemi, approcciandosi a questi con una mente aperta di giovane ed avendo bene chiara quella che è la realtà esistente, da cui non occorre discostarsi. Allo stesso tempo il nuovo presidente francese crede nell’importanza dell’Europa unita, che però deve essere meno tecnocratica e più unita su temi e scelte importanti, come quello di una politica unitaria, di una fiscalità univoca, di un approccio economico a livello di singoli stati più uniforme. Con Macron, fautore di un progetto concreto, straordinario, valido e credibile, che non butta fumo negli occhi ma parte dall’ascolto della gente, cioè da dove la politica tradizionale ha fallito, ha trionfato tutto questo. Ha trionfato la Francia ed ha trionfato l’Europa e, con essa, tutti i paesi che ne fanno parte e che devono necessariamente interpretare il forte e significativo messaggio lanciato da questa importante vittoria. L’Italia, se vuole un futuro degno del suo nome, deve recepire questo messaggio. I partiti tradizionali, nel nostro paese, devono ripartire dall’ascolto della base. Devono comprendere che la base è la loro linfa e che, al contempo, così come è avvenuto in Francia, al termine del voto deve essere chiara la situazione che si è venuta a configurare, deve essere chiaro chi ha vinto e chi ha perso. Circostanza che può verificarsi solo attraverso una legge elettorale che non sia farraginosa e confusionaria. Solo in tal modo la politica potrà assolvere il compito a cui è stata delegata, arrestare la deleteria e fantascientifica ondata populista e puntare su un Paese stabile, avanzato, moderno e competitivo, al suo interno, in Europa e nel mondo.


lunedì 1 maggio 2017

Sosteniamo il lavoro che cambia, sosteniamo il lavoro di chi ha il coraggio di mettersi e ri-mettersi in gioco

Calabria al terzo posto in Europa per disoccupazione giovanile, secondo i dati di “Eurostat” che la collocano immediatamente dopo due possedimenti spagnoli in Africa. Un dato di fatto drammatico su cui, partendo da questo giorno così simbolicamente importante per i lavoratori, occorrerebbe riflettere. Per ripartire da esso su basi nuove, evitando di includere nella meditazione due elementi: le parole fini a se stesse e l’assistenzialismo, che tanti danni ha prodotto in questa terra dalle mille possibilità. Il mondo del lavoro oggi, così come chi si approccia ad esso, è cambiato. Richiede coraggio, inventiva, mettersi in gioco, investire su se stessi e su progetti innovativi e vincenti. Progetti innovativi e vincenti che, però, vanno sostenuti dalle istituzioni ad ogni livello e con tutte le forze, facendo leva sugli strumenti economici che le legislazioni italiana ed europea mettono a disposizione di quanti intendono diventare imprenditori di se stessi, investendo sulla propria idea e sulle proprie attitudini e facoltà. Una sfida che, partendo dai comuni, che devono essere messi nelle condizioni di poter dare le prime risposte, e passando per la regione, il governo nazionale e le istituzioni comunitarie, attraverso politiche e scelte mirate ed efficaci, andrebbe immediatamente lanciata, per affrontare e risolvere la madre di tutte le calabre emergenze, cioè l’assenza di lavoro che ancora oggi, come quaranta, cinquanta, cento anni fa porta via da queste lande braccia infaticabili e menti fini. La sfida che la Calabria dovrebbe immediatamente accettare è questa: puntare sulle idee dei giovani e sostenerle, da quando vengono partorite a quando diventano operative, per mirare ad essere ai primi posti non delle classifiche della mancanza di lavoro ma di quelle dell’occupazione intelligente e creativa. Nella speranza che l’anno prossimo sia questo il dato di cui poter parlare con fierezza, buon primo maggio a tutti.