"Non buttare via il tuo tempo o il tempo butterà via te."



sabato 1 ottobre 2016

Una grande speranza per i piccoli centri e per Gerocarne

Sono 5585 e vi vivono oltre 10 milioni di italiani. Sono i piccoli centri con una popolazione fino a 5000 abitanti: realtà con enormi potenzialità spesso nascoste che rappresentano l’ossatura del paese e per questo non possono e non devono scomparire. Non possono e non devono scomparire perché sono custodi di storie e tradizioni millenarie. Non possono e non devono scomparire perché da essi dipende in gran parte la cura e la tutela di gran parte, più della metà, del territorio nazionale (solo in provincia di Vibo i comuni con meno di 5000 abitanti sono 44 su 50). In questa direzione, finalmente, dopo anni di quasi totale immobile ed ignobile menefreghismo, si muove il disegno di legge approvato unanimemente nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati, ed ora in attesa di essere esaminato dal Senato. Contiene le “Misure per il sostegno e la valorizzazione dei Comuni con popolazione fino a 5.000 abitanti e dei territori montani e rurali, nonché disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici”. Relatore è stato l’Onorevole Enrico Borghi, presidente nazionale Uncem (Unione nazionale comuni, comunità, enti montani), che da anni lavora a questo progetto di legge. Un provvedimento che si pone in controtendenza con l’atteggiamento totalmente incurante cui si è assistito negli ultimi anni verso le piccole realtà, lasciate al loro amaro destino nella vergognosa attesa che si auto estinguessero. Per evitare questo la legge prevede tante valide misure, con l’aggiunta di uno stanziamento massimo di 100 milioni di euro, da erogare tra il 2017 e il 2023, per il sostegno agli investimenti pubblici, attraverso cui lo Stato punta a concorrere al finanziamento di progetti di sviluppo locali, indicando i campi progettuali ed agevolando la capacità di coinvolgere altri capitali pubblici e privati.
Tra le principali novità che la legge prevede ci sono:
– l’istituzione di centri multifunzionali atti a fornire servizi in materia ambientale, sociale, energetica, scolastica, postale, artigianale, turistica, commerciale, di comunicazione e sicurezza;
– lo stanziamento di 10 milioni di euro per il 2017 e 15 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2018 al 2023, destinati a finanziare interventi di tutela dell’ambiente e dei beni culturali, mitigazione del rischio idrogeologico, messa in sicurezza delle scuole, acquisizione delle case cantoniere e ferrovie disabitate per realizzare circuiti turistici e promuovere la vendita di prodotti locali;
– il riconoscimento di attori principali ai piccoli comuni nello sviluppo socio-economico del territorio, da esercitarsi in forma associata con altri Comuni;
– il consumo e la commercializzazione dei beni agroalimentari provenienti da filiera corta a chilometro utile (quelli prodotti e trasformati a una distanza non superiore a 50 chilometri dal luogo di vendita e in assenza di intermediari commerciali).
– agevolazioni nella rete dei trasporti pubblici, finalizzati al collegamento tra i comuni delle aree rurali e montane, e con i comuni capoluogo di provincia e regione;
– recupero e riqualificazione dei centri storici, con la creazione di alberghi diffusi e promuovendo l’efficientamento energetico e la prevenzione antisismica.
Una vera e propria rivoluzione copernicana, attesa e agognata, che interviene sullo SOS lanciato da tanti paesini che non intendono rassegnarsi alla morte. La speranza, ora, è che il Senato, cui è demandata l’ultima analisi, e la definitiva approvazione del disegno di legge, faccia presto: ci sono tanti piccoli centri desiderosi di mostrare la loro grande valenza che non possono più aspettare. 

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