Una destinazione diversa del reddito di cittadinanza è possibile. La mia idea, da primo cittadino che sperimenta ogni giorno la carenza di risorse e forza lavoro, a fronte delle innumerevoli incombenze che quotidianamente si presentano nelle realtà amministrate, è quella di stornare tali risorse ai comuni, che a loro volta le possono impiegare per la realizzazione di borse lavoro rivolte a cittadini da utilizzare nei numerosi lavori in cui è chiamato ad intervenire l’ente. Un’idea che nasce da una realtà concreta che abbiamo realizzato a Gerocarne, dove, impiegando fondi comunali, siamo riusciti in un duplice importantissimo intento: dare impiego ai nostri cittadini, con i giusti requisiti di disagio economico, permettendo loro di guadagnarsi la borsa con la dignità del lavoro; ovviare all'insufficienza di personale e garantire degli interventi in diversi ambiti dove altrimenti sarebbe stato più arduo agire. Si tratta di grandi lavoratori che hanno consentito al comune anche di superare delle criticità o, più semplicemente, ma non meno importante, di garantire un decoro urbano più ottimale. Il sistema di reclutamento dei destinatari potrebbe essere quello già immaginato per il reddito di cittadinanza, attraverso l’Isee, la durata delle borse potrebbe essere quella già stabilità per l’attesa necessaria a trovare un’altra occupazione ed i fondi da trasferire ad ogni ente quelli già in previsione per il numero di domande presentate per il reddito di cittadinanza dai residenti di ogni comune. Si realizzerebbe invece che il reddito di cittadinanza una sorta di reddito di municipalità, che non cambierebbe nulla nell’idea che sta alla base del primo, se non nel dare un senso ed un’utilità al danaro elargito, una dignità al soggetto che lo percepisce, facendogli ricambiare con una prestazione, ed una mano grande ai bisogni giornalieri dei comuni, alle prese con carenza di operai e figure da impiegare nelle necessità che si presentano.
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