"Non buttare via il tuo tempo o il tempo butterà via te."



martedì 4 novembre 2014

IV NOVEMBRE 2014 - COMMEMORAZIONE DEI CADUTI DELLA GRANDE GUERRA 1915/18, FESTA DELL’UNITA’ D’ITALIA, FESTA DELLE FORZE ARMATE


           Carissimi concittadini, anche quest’anno siamo qui davanti al monumento ai caduti per onorarli deponendo la corona di alloro.
           Ringrazio doverosamente e saluto le autorità religiose, civili, militari e i giovani  della protezione civile presenti.   Un  saluto particolare  agli alunni presenti, ai docenti e alla Dirigente Scolastica, Dott.ssa Licia Bevilacqua che ringrazio anche per aver consentito la partecipazione degli alunni a questa significativa celebrazione del IV Novembre.
           Pressappoco cent’anni fa,  il 28 luglio 1914,  ebbe inizio la prima guerra mondiale, con la dichiarazione  di guerra dell’impero Austro- Ungarico al Regno di Serbia, in seguito all’assassinio dell’Arciduca  Francesco Ferdinando D’Asburgo-Este, avvenuto il 28 giugno 1914 a Sarajevo.
           L’Italia entrò in guerra circa un anno dopo, il 24 maggio 1915, ed il giorno 23 del mese successivo il comune di Gerocarne vide partire per il fronte i propri  giovani, lasciando a casa mogli e figli, genitori, fidanzate, fratelli e sorelle che avrebbero vissuto oltre tre anni di angoscia, nella speranza di vederli tornare presto e poterli riabbracciare.
          Questa speranza per molti si concretizzò il  IV Novembre 1918, giorno in cui, alle ore 12, il Generale Armando Diaz annunciò la tanto agognata fine di quella che venne definita “La Grande Guerra”, conclusasi con la disfatta  nemica  e la vittoria della nostra nazione.
         Ma, se tanti poterono tornare alle loro case, molti altri furono sacrificati sull’altare della libertà, della pace e della vittoria, ottenute ad un prezzo altissimo, in termini di vite umane, con oltre  seicentocinquantamila caduti, tra i soli militari, quasi altrettanti morti tra i civili, un milione di feriti, mutilati e invalidi e seicentomila tra prigionieri e dispersi.
            Numeri che non sono una semplice statistica, poiché ognuno di essi è una giovane vita spezzata precocemente o, comunque, segnata in maniera indelebile nello spirito e nel corpo. Dietro ognuno di quei numeri, di quelle persone, vi sono tante giovani mogli rimaste vedove, bambini resi orfani, genitori con il cuore lacerato dal non ritorno dei propri figli, caduti per servire la patria ed inseguire un ideale di libertà e di pace da lasciare in eredità alle future generazioni, col monito che la brutalità della guerra non avesse mai più a ripetersi.
               Per questo la giornata odierna è si triste, ma, allo stesso tempo, serve da esortazione a che le barbarie della guerra siano solo un ricordo del passato.
           Noi suggelliamo questo solenne momento deponendo questa corona d’alloro, credendo in quell’insegnamento e rendendo omaggio a tutti i caduti, partendo dai nostri, i cui nomi sono scolpiti sulle lapide di fronte a noi.
         Ma, se, in Italia ed in gran parte del mondo, oggi la pace è uno stato di fatto imprescindibile, in alcuni paesi, purtroppo, non è così. Vi sono tanti posti sulla terra, infatti, dove le forze di pace internazionali, tra cui anche tanti nostri militari, lottano ogni giorno per cercare di mantenere l’ordine, ristabilire il quieto vivere e prevenire minacce per la pace e la sicurezza mondiale
         Anche a questi ragazzi giunga il nostro caloroso e doveroso saluto: sono giovani, come lo sono stati quelli che oggi commemoriamo, impegnati a rischio della vita su fronti di guerra per cercare di ristabilire  condizioni di convivenza civile, cioè di pace.
         Seguendo il loro esempio, anche tutti noi dobbiamo impegnarci di più per fare in modo che l’esperienza  del passato serva ad insegnarci i valori della vita, della tolleranza e della pace, al fine di rendere il mondo più vivibile e fare in modo che in questo mondo “ideale” possano avere la possibilità di viverci quante più persone possibili. Anche coloro ai quali, per particolari situazioni di vari disordini insistenti nei loro paesi d’origine, questa possibilità è negata.
             La nostra amministrazione sta dimostrando tale impegno, segno di pace, collaborazione, civiltà e cristiana umanità, dando accoglienza ad un cospicuo gruppo di giovani immigrati, che abbiamo voluto qui a Gerocarne per dare prova della nostra disponibilità e ospitalità verso ragazzi che hanno lasciato tutto per inseguire una speranza, e lo facciamo memori, altresì, del fatto che anche i nostri cittadini, in tempi passati e, ahimè, ancora tutt’oggi, hanno dovuto lasciare e lasciano la loro terra d’origine in cerca di lavoro, venendo accolti nei paesi extraeuropei ed Europei, pur non avendo di certo tutti l’aureola.  Per questo, pur non minimizzando sul grave fatto avvenuto nei giorni scorsi a Gerocarne, che non intendo assolutamente giustificare, chiedo a voi cittadini di dimostrare quella che è la vostra indole e continuare ad accogliere questi ragazzi.
       Ed in tema di pace e civiltà voglio approfittare della grande presenza di ragazzi e giovani, il futuro del nostro paese, per rivolgere loro l’appello ad un maggior rispetto di ciò che ci circonda e che appartiene a tutti; un maggior rispetto per le persone anziane, un patrimonio di conoscenza e sapienza da tutelare; degli immigrati ospiti a Gerocarne, ragazzi che forzatamente hanno lasciato i propri  paesi  martoriati da  guerre, fame  e uccisioni ed hanno bisogno di tutta la nostra solidarietà e vicinanza. Vi chiedo un maggior rispetto degli spazi esterni, della natura, dell’arredo urbano, perché distruggere ciò che ogni giorno faticosamente si cerca di realizzare per il bene di tutti va a scapito di tutta la collettività. Nel vostro piccolo questo è il grande impegno che potete offrire per lo sviluppo sociale del nostro paese e del territorio, nei confronti dei quali non giovano, e mi spiace dirlo, certi gesti compiuti di recente, che non vanno certo nella direzione di mantenere bella e accogliente Gerocarne.
             Nonostante le ristrettezze economiche e finanziarie,  dovute  al particolare momento storico, l’Amministrazione Comunale, che ho l’onore di rappresentare, è impegnata al miglioramento delle condizioni di vivibilità nel nostro Comune. Ancora tanto resta da fare, ma con il vostro impegno e la collaborazione leale possiamo raggiungere ancora più alti ed importanti traguardi per rendere il nostro paese più confortevole.
             Una dimostrazione lampante è offerta dall’estate appena trascorsa, quando, insieme all’Amministrazione ed alle associazioni che operano sul territorio, tantissimi ragazzi, che ancora ringrazio, con impegno ed entusiasmo hanno dato vita a momenti di svago e di divertimento per la tutta la popolazione. È questa la pace sociale che voglio. È questa la Gerocarne attiva, partecipativa e civile che preferisco e desidero.
          A conclusione, nel giorno che celebra anche le forze armate, rivolgo un  caloroso  saluto  all’Arma dei Carabinieri, in  particolare al Comandante della Compagnia di Serra San Bruno, Cap. Esposito Vangone,  e al  comandante della Stazione di Soriano, Maresciallo Sciascia, cui esprimo gratitudine per la particolare attenzione e vicinanza che  hanno verso questo  territorio.
         Chiudo il mio intervento ribadendo il concetto e rinnovando la speranza che questa giornata, oltre che momento della memoria e del ringraziamento, sia anche spunto di riflessione  a che  il passato e la storia  diventino la strada per condurre il presente verso un futuro sempre più prospero e roseo: dal sacrificio delle Forze Armate per l’Italia, quindi per tutti noi, derivi l’orgoglio nazionale e l’amore per la nostra Italia.
Viva l’Italia , Viva le FF. AA.
                                                        
                                                   

domenica 2 novembre 2014

Un pensiero per Pier Paolo Pasolini: l’intellettuale che fece costruire un ponte a Gerocarne



Il 2 novembre del 1975, su una spiaggia di Ostia, moriva tragicamente  Pier Paolo Pasolini, colui che viene universalmente considerato come uno degli intellettuali e degli uomini di cultura più eclettici e rivoluzionari del XX secolo. Nel giorno del trentanovesimo anniversario della sua dipartita mi preme esprimere un pensiero nei confronti di una personalità di rilievo che, oltre ad avere mille sfaccettature artistiche, fu un profondo osservatore delle trasformazioni della società italiana dell'epoca, particolarmente legato al mondo contadino, sebbene lo abbia apostrofato spesso con epiteti eccessivi ed ai limiti del razzismo, forse per dare maggiore enfasi alle sue denucie sullo stato di vita inaccettabile delle popolazioni campagnole. Tralasciando gli strascichi polemici di alcune sue uscite giornalistiche che descrivevano alcuni ambienti agricoli calabresi ed i loro abitanti, tanto da meritarsi addirittura una querela da parte di un comune del crotonese per diffamazione a mezzo stampa, il legame che Pasolini ebbe con il mondo contadino della società del suo tempo ha indiscutibili aspetti positivi che testimoniano il suo porsi con convinzione a difesa delle persone umili. Ne è dimostrazione un particolare episodio che lega Gerocarne, il comune che mi onoro di rappresentare, e lo scrittore bolognese. Narrano le cronache che negli anni a cavallo tra i cinquanta ed i sessanta Pier Paolo Pasolini fosse in viaggio in Calabria, nel crotonese, alla ricerca di un set scenografico per le riprese del suo capolavoro cinematografico “Il Vangelo secondo Matteo”. Della comitiva del versatile Pasolini faceva parte il regista di Vibo Andrea Frezza, suo amico, che lo invitò a visitare gli ambienti contadini del vibonese.  Giunto in città ed entrato in una nota libreria del luogo, l’intellettuale apprese di una particolare rivolta popolare che si stava svolgendo ad Ariola, una delle frazioni di Gerocarne, dove i contadini stavano protestando veementemente contro l’abbandono totale in cui erano stati lasciati dall’amministrazione democristiana del tempo, rea di mantenere la frazione priva di qualsivoglia minimo comfort, lasciata senza vie di comunicazione, elettricità, acqua, fogne. Turbato dalla notizia, Pasolini espresse il desiderio di incontrare quella popolazione e, per esaudire tale richiesta, fu condotto ad Ariola, dove, nel posto telefonico pubblico, di proprietà della famiglia Santaguida, poté ascoltare dalla viva voce dei protagonisti il racconto dello stato in cui erano costretti a vivere e perché, ascoltando gli echi lontani di un mondo che altrove si stava sviluppando velocemente, portati alla disperazione  avevano dichiarato guerra all’amministrazione comunale. Pare, infatti, che nei giorni precedenti ci fosse stato un funerale e, nel momento in cui il corteo funebre si trovo nei pressi di un fiumiciattolo, la bara cadde dalle spalle dei portatori ed il cadavere finì in acqua, tra lo sgomento dei familiari e di tutti i presenti. Pasolini, da attento osservatore, ascoltò tutto ciò che gli venne narrato e fece la promessa solenne, oltre che sarebbe tornato a Gerocarne in futuro, che avrebbe mandato dei soldi per la costruzione di una qualche opera infrastrutturale ad Ariola. La morte violenta, sopraggiunta in giovane età qualche decennio dopo, non gli permise di mantenere la prima promessa, ma la seconda si: dopo poco tempo dalla sua partenza dal territorio calabrese, infatti, arrivò all’indirizzo del comune di Gerocarne la somma di 50 mila lire, cospicua per il tempo, con la quale venne costruito un ponte che, in qualche modo, contribuì ad alleviare la drammaticità delle condizioni di vita degli abitanti di Ariola. Un gesto semplice, dunque, che testimonia la grande personalità dell’uomo Pasolini, al quale oggi, in rappresentanza dei miei concittadini, va il mio profondo pensiero per aver voluto e saputo interpretare le legittime istanze di una popolazione in estrema difficoltà.