L’onere
prima che l’onore è l’elemento che mi muove nell’accettare questa nuova
affascinante sfida che mi si apre d’avanti con l’elezione al consiglio del
nuovo ente provinciale di Vibo. Un onere che deriva dalla mia indole più intima
che, da sempre con coerenza e onestà, mi spinge ad agire per il bene comune e a
favore della gente. È con tali intenti che mi accingo ad intraprendere il nuovo viaggio da membro del
rinnovato consiglio provinciale di Vibo Valentia. Un viaggio da realizzare
attraverso un cammino che, visto lo stato in cui versa l’ente e le mille
problematicità che ereditiamo, si presenta ostico, ma non per questo
impercorribile, se si parte dal presupposto che occorre necessariamente cambiar
rotta e, per farlo, crederci e volerlo dal profondo, per una terra che ha
bisogno di un futuro che non è fatto di astratta fortuna né di inconcludenti e
deleteri giochi di potere politico. Un futuro che non può più essere atteso o
rincorso ma va raggiunto da noi, dalle scelte che, negli ambiti strategici e
fondamentali – edilizia scolastica, viabilità e quant’altro in cui la provincia è chiamata a dare
risposte, compresi i propri impiegati - da oggi in avanti siamo chiamati a
prendere ponderatamente, con coscienza e decisione, consci che di treni non se
ne possono più perdere. Un ringraziamento va al mio partito, quel Pd che mi onoro di rappresentare in seno all’assise
provinciale e che, è cronaca, ha svolto tutte le operazioni alla luce del sole
e senza inciuci di sorta, circostanza di cui i vertici regionali e nazionali
dovrebbero andar fieri. Allo stesso modo un grazie va ai sindaci ed amministratori che hanno creduto nella mia
persona e mi hanno sostenuto ed a quanti, in questi giorni, mi hanno
manifestato sentimenti e messaggi di stima ed incoraggiamento a fare e fare per
il bene di tutti. Allo stesso tempo non posso esimermi dall'indirizzare una critica alla legge che ha portato alla formazione di questo nuovo
organismo, legge che presenta mille contraddizioni e assurdità, non ultima
quella per cui gli esponenti a capo delle compagini minoritarie non sono
risultati eletti. In tale direzione un pensiero di stima va a Sergio Rizzo,
il quale con lealtà, esperienza, coerenza, capacità e coraggio ha saputo
guidare in maniera esemplare questa “lotta” che sin dall’inizio si è presentata
impari. La stessa legge, però, ha insito in se un elemento di grande positività
e vantaggio: quello di aver portato in seno al consiglio sindaci ed
amministratori dei comuni della provincia, i quali lottano quotidianamente
contro i problemi che attanagliano i diversi centri, per cui sono quelli che
maggiormente li conoscono nella loro intimità, sanno quelle che sono le
priorità per i cittadini e, dunque, sono i soggetti più indicati
nell’attuazione delle misure necessarie per addivenire all’adozione di una
azione efficiente ed efficace. Per cui, senza minimizzare su ciò che è stato,
l’invito ai miei colleghi è quello di rimboccarci tutti le maniche e, consci dei limiti derivanti
dalla situazione economico finanziaria dell’ente, mettere a disposizione le
nostre esperienze e competenze ed operare individualmente e sinergicamente.
L’obiettivo è risollevare le amare sorti di questa provincia. Lo merita il
territorio. Lo meritano i cittadini.
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