Amato
o odiato, senza intermedie e sfumate posizioni, Marco Pannella è stato un
grande leader. L’uomo della lotta non violenta e dello sciopero della sete e
della fame, che con le sue grandi battaglie animate dalla passione politica ha
contribuito ad alimentare il dibattito civile ed a promuovere l’affermazione di
ben precisi diritti in un’Italia, soprattutto in quella degli anni settanta, ma
anche successivamente, in cui i tempi per la stessa affermazione sembravano
obiettivamente lunghi dal sopraggiungere. Come la prima, quella sul divorzio,
iniziata nella seconda metà degli anni ’60, culminata con l’approvazione della
legge nel ’70, e proseguita con la difesa del conquistato diritto, attraverso
la battaglia per il “No” al referendum abrogativo dell’istituto di
quattro anni dopo. Poi le battaglie sulla depenalizzazione delle droghe, sulla
liberalizzazione dell’aborto, contro il sovraffollamento delle carceri, sul
riconoscimento del diritto all'eutanasia, per i diritti degli omosessuali,
anche se, in tale, attualissima circostanza, si è mostrato contrario al
matrimonio ed alle adozioni, argomenti che diceva di comprendere ma non
condividere. In ogni caso quelli di cui si è occupato e per i quali ha combattuto,
sono tutti, o quasi, temi “scomodi” che, tuttavia, hanno sempre riguardato
questioni reali che si presentavano nella vita concreta e che, per tale
ragione, dovevano essere discussi ed affrontati, anche se i tempi non erano
abbastanza maturi, poiché l’Italia – giusto o sbagliato che si consideri - era
un paese laico e l’ambito delle concessioni giuridiche doveva evolversi in tal
senso e regolare in modo consono le esigenze che l’evoluzione sociale poneva sul
banco. Discuteva e faceva spesso discutere, Pannella. Ma non vi è dubbio che, amato
o odiato che sia stato, grazie a lui oggi il paese gode di libertà e diritti
che lo pongono all'altezza degli stati più evoluti e civili del mondo
occidentale.